Sherlock Holmes e il mistero delle ragazze perdure

Sherlock Holmes e il mistero delle ragazze perdute.
Era una mite estate del 27 giugno 1891, quando io e Holmes eravamo seduti su una panchina del parco Hyde Park, a discutere del lago artificiale e della fauna presente in quel luogo.
Holmes con assoluta calma disse:
 «Caro Watson, questo luogo è troppo calmo per me. Che ne dice di andare nel nostro appartamento?».
«Certo» .Risposi.
Ci dirigemmo verso il nostro appartamento. Arrivati a metà strada, all’indirizzo Crawford St B524 si sentì
un urlo provenire da una finestra. Holmes iniziò a preoccuparsi, finché dalla finestra cadde una donna a pochi passi da noi. La gente nei dintorni iniziò a scappare  per l’orribile e triste scena. Ad un tratto da un angolino di un’abitazione sbucarono dei poliziotti.
«Cosa è successo?». Disse un uomo.
«Praticamente , io e il mio fedele compagno Watson abbiamo sentito delle urla provenire da una finestra, finché abbiamo visto il corpo della signora cadere nel vuoto sfracellandosi a pochi passi da noi, cercando di travolgerci». Disse con molta prudenza il mio amico Holmes.
«Ma lei è l’investigatore Sherlock Holmes!». Disse un altro poliziotto più giovane di quello precedente.
«Si, Sherlock Holmes in persona. Cercherò io di risolvere questo caso. Nel frattempo, caro dottor Watson, vada a fare l’autopsia alla povera donna».
«Certo, vado subito». Dissi.
Portata in clinica con una carrozza, feci l’autopsia. Ad un tratto si aprì la porta. Era il mio amico Sherlock Holmes. Era molto stanco, si vedeva dal suo povero viso.
«Scoperto qual cosa?». Dissi.
«Molte cose. Vi descrivo prima l’appartamento. L’appartamento era più o meno delle dimensioni del nostro, la vittima aveva molti armadi con molti vestiti. Secondo me , durante l’uccisione della povera donna , lei stesse mangiando. Lo posso dedurre dal tavolo con un piatto vuoto e delle briciole di pane. Ho notato, che su una parete c’era un quadro con la tela staccata dalla cornice. Ho visto dentro , e c’era un bigliettino con dentro un messaggio, scritto con l’alfabeto morse. Ecco qua.»
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«Holmes lei sa l’alfabeto morse?». Gli chiesi.
«Mi dispiace deluderla, ma non so l’alfabeto morse.» Rispose tutto confuso.
«Beh, questa è una frase dove c’è scritto “Io sono mistero”».
«Che frase assolutamente banale. Lei ha scoperto qual cosa Watson?». Mi chiese.
«Certo. Ho trovato delle impronte digitali sul polso della vittima, è posso confermare la sua teoria, cioè quella che stesse mangiando durante l’omicidio. Infatti ho trovato nel suo stomaco della carne e del pane ancora non digerito del tutto.»
«Eccellente!». Esclamò il mio amico.
Ad un tratto sentimmo aprire la porta. Era l’ispettore Lestrade e ci comunicò che è stato commesso un altro omicidio. Io e Holmes ci preparammo e andammo sulla scena del delitto. La casa era molto grande. Nella camera trovammo avvolta nelle lenzuola una donna. Le lenzuola non erano pulite, ma erano inzuppate di sangue. Sulla parete difronte al letto, c’era un quadro con la tela staccata dalla cornice. C’era un messaggio con scritto : Τζούλια Bryson.
Sicuramente era greco, infatti grazie ad un interprete che tradusse la parola , disse che era un nome , ovvero : Julie Bryson.
«Meglio che ci sbrighiamo, altrimenti ci ritroveremo un'altra vittima sulla coscienza». Disse Holmes con molta fretta.
Ci dirigemmo a casa della duchessa, vedemmo la porta aperta. Da sopra si sentirono delle urla. Con fretta e furia salimmo di sopra e Holmes con molta agilità si scagliò sopra l’assassino.
«Finalmente vi abbiamo trovato». Disse Holmes con orgoglio.
«Sì, a me sì, ma adesso vi chiedo una cosa. Ho intrappolato in molte città e in luoghi molte ragazze che aspettano di essere liberate. Buona ricerca».
Holmes ad un tratto divenne pallido e disse:
«Portatelo via».
«Holmes. Adesso come facciamo a trovarle tutte?» Dissi con molta tristezza.
«Non lo so Watson, non lo so.»

                                                                                                                                              Nunzio Micale

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