Una trappola nel bosco



Era un giovedì del 1895 quando il mio amico Sherlock Holmes mi svegliò a tarda notte per accogliere un cliente.

Mi vestii rapidamente, e vidi nel nostro studio un uomo molto impaurito,
   che cercava di nascondere la paura.
«Buongiorno. Scusate l’ora, ma ho molta paura, e vorrei chiederle aiuto. Il mio nome è James Conner».
«Non si preoccupi. Cos’è che l’ha fatta venire qui a quest’ora in cerca del mio aiuto?» Chiese Holmes con la faccia un po’ assonnata.
«Sa, signor Holmes, in questi giorni gira voce del famoso “assassino” più temuto di Londra. Non è un vero e proprio assassino, ma ogni notte vengono trovati legati, agli alberi del bosco Centre, persone con una fascia legata al collo.»
«Non ne sapevo niente… continui, la prego.» Disse Holmes facendo un cenno con la mano.
«Stanotte ho sentito uno strano rumore in camera di mio figlio. Pensai si fosse alzato  per bere un po’ d’acqua. Poco fa andai a vedere se stesse bene, ma non c’era più. Trovai solo un biglietto, un biglietto che mi fece gelare il sangue. Riuscii a leggere solo "Centre", l’altra parola era coperta da un’enorme macchia di sangue. Deduco sia…».
«Signor Conner non dica altro. Troveremo suo figlio a tutti i costi. Le faremo sapere al più presto.» Aggiunse Holmes
Capì subito che il signor James si sentva più tranquillo.
Holmes chiamò a raccolta gli Irregolari*, ma se ne presentarono solo due.
*Irregolari: gang di ragazzi di strada, aiutanti di Holmes

«Signor Holmes, non riusciamo più a trovare i nostri amici! Abbiamo cercato dappertutto, ma di loro nessuna traccia. » Disse Jimmy
«In tal caso, vado personalmente nel bosco Centre. »
«Holmes, lei non va da nessuna parte! Potrebbe essere pericoloso. Non voglio che le succeda qualcosa.» Dissi
«Per l'amor del cielo, Watson! Cosa vuol che mi succeda?».
«Mi sentirei più sicuro accompagnandola.»
Partimmo subito, e una volta arrivati vidi la faccia di Holmes sbiancarsi
«Holmes, sembra che abbia visto un fantasma!» Dissi in tono ironico
«Santo cielo, Watson! Guardi là!» Holmes mi indicò un albero e, sinceramente, mi impallidì anch’io.
In fila, su ogni albero erano legati gli Irregolari scomparsi.
A quel punto, io e Holmes capimmo che eravamo in serio pericolo.
Io liberai le altre persone, tra le quali c’era il figlio del signor Conner. Holmes liberò gli irregolari, ma sulle fasce dei ragazzi c’erano dei bigliettini, con dei numeri e dei puntini.
Accompagnammo gli altri scomparsi, andammo a casa e Holmes iniziò ad analizzare gli otto bigliettini trovati.

Per decifrare il codice iniziò col dare le lettere ai rispettivi numeri, ma per rendere tutto più facile iniziò con l’ultimo bigliettino, che era più breve:
A=1
B=2
C=3
D=4
E=5
F=6
G=7
H=8
I=9
J=10
K=11
L=12
M=13
N=14
O=15…
ma la parola non aveva senso. Così, pensò di dare a ogni numero due lettere…
AB=1
CD=2
EF=3
GH=4
IJ=5
KL=6
MN=7
OP=8…
Ma non aveva neanch’essa senso.
Non avendo dei puntini, passò al bigliettino successivo.
Iniziò a capire che il messaggio era più complesso perché c’erano i puntini. Pensò che 220 era un numero civico e che quella parola non poteva essere altro che street.
Prese un foglio e iniziò ad annotarsi le prime lettere:
5=S
4=T
3=R
●=E
Continuò con il bigliettino seguente:
Cominciò ad aggiungerci le lettere decifrate prima:
12EE1
Ebbe poi un’idea geniale: siccome nella parola precedente c’era indicata una strada, pensò di consultare una mappa e cercare una strada relativa al numero delle cifre dei bigliettini.
Guardando anche il bigliettino successivo:
Trovò una strada che combaciava perfettamente con i bigliettini:
John Wood, una stradina fuori Londra nella quale c’era una distilleria*
*Distilleria: Fabbrica che produce alcolici
 la quale incendiò quattro giorni fa, con sei vittime che persero la vita in quel tragico giorno.
La cosa strana è che nel messaggio precedente i puntini corrispondevano alla E, in questi, invece, corrispondono alla O.
Holmes, dopo un lungo ragionamento arrivò alla conclusione che i puntini non potevano essere altro che vocali.
Scrisse le lettere già decifrate:
12=W
●= a, e, i, o, u
1=D
13=J
11=H
7=N
5=S
4=T
3=R
Passò alla parola seguente:
Ormai era facile decifrare le parole. Su questo  bigliettino c’era scritto THE, perché le altre vocali non corrispondevano.
In questa parola Holmes era indeciso tra ON e IN, ma trattandosi di una strada, la parola era IN.
Il gioco si faceva più complicato, le parole più lunghe e la stanchezza si percepiva lontano un miglio sulla faccia di Holmes.
Aggiunse le lettere già decifrate:
2●●RS●89
Pensò alle lettere dell’alfabeto mancanti, e dopo molte prove sul suo taccuino, aggiunte le vocali la parola era:
YOURSELF
Aggiunse le nuove lettere:
2=Y
8=L
9=F
Decifrata con le lettere conosciute uscì ●NTR●D●6●
Guardando gli altri bigliettini e ragionandoci su, la parola era
INTRODUCE
La frase completa era INTRODUCE YOURSELF IN THE
JOHN WOOD STREET
220*
*INTRODUCE YOURSELF IN THE
JOHN WOOD STREET
220: Presentatevi in via John Wood 220

«Si prepari Watson, dobbiamo fare un viaggio.»
Mi sentii male quel giorno, ma non potevo permettere a Holmes di andare da solo.
Arrivati lì, la fabbrica era deserta, non c’era nessuno. Silenzio totale. Si sentivano solo i nostri respiri fondersi in un unico grande respiro.
Fu in quel momento che Holmes fu colto alle spalle non da  uno, ma due ragazzi, non troppo giovani, non troppo vecchi. Una via di mezzo. Erano  gemelli.
Lì ebbe luogo una grande e lunga lotta
Holmes cercò di difendersi estraendo dal suo bastone una spada. Bloccò il primo fratello, mentre io stavo lottando con l’altro tirandogli in testa vecchie bottiglie di whisky vuote. Sul braccio avevo un grande e profondo taglio, mentre il mio avversario aveva una ferita lacero-contuosa*
*Ferite lacero-contuose: Provocate da colpi di corpi contundenti, per esempio sassi, vetri etc.
Holmes era in vantaggio sull’avversario, e riconobbe nel suo sguardo se stesso da giovane, e lo lasciò andare. Cadde a terra piangendo, dicendo:
«Non mi faccia del male, la prego. Siamo stati pagati per farlo. L’assistente di Moriarty la voleva morto a tutti i costi. Questa era solo una trappola.»
Mentre il ragazzo ci raccontava quel che è successo, l’altro scappò e non se ne seppe più niente. In quanto all’altro, fu portato via da Lestrade, e mentre uscivamo dalla fabbrica, Holmes si mise in tasca una bottiglia ancora integra di whisky.
«Mio caro Holmes, lei non cambierà mai!» Dissi

1 commenti:

Ilaria Toto ha detto...

mado bellissimo!!!

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