Sherlock Holmes e il delitto alle fumerie



È una fredda e umida serata di febbraio. Holmes andò, come era solito fare una volta alla settimana, nelle fumerie d’oppio. Si stava giusto misurando il tabacco utile per una sigaretta, quando ad un certo punto si sentì un urlo provenire del piano di sopra, da una delle camere riservate ai ricchi.
 Holmes balzò sul suo cuscino dove era seduto, e poi corse a vedere che cosa era accaduto. Appena arrivò al piano di sopra vide una porta spalancata, con la cameriera che aveva urlato, sulla sedia priva di sensi e un uomo morto sul letto. Holmes capì che anche dove sperava di non dover lavorare c’era bisogno di lui. Così fece portare la cameriera al piano di sotto, si chiuse nella stanza e iniziò ad indagare. Si avvicinò al letto e constatò che il morto aveva la pipa tra le mani e tutto il tabacco sparso sul letto, con qualche macchia di verde tra il tabacco. Holmes appena vide quella scena pensò: “Se il tabacco è sparso sul letto, evidentemente lo avrà prima messo nella pipa, poi per l’effetto di questo veleno verde, che adesso a colpo d’occhio non riesco a capire di che cosa si tratta, si sarà sparso sul letto.”. L’investigatore prese un sacchetto e mise dentro un po’ di quel veleno. Poi  vide per terra un pezzo di stoffa, di qualche mantello. Lui pensò subito che si trattasse del mantello dell’assassino, perché sicuramente quel veleno lo aveva messo qualcuno. In quella stanza rettangolare e non molto grande c’erano solo lui e il morto, così ad ogni rumore che sentiva si girava su se stesso per vedere chi fosse. Poi trovò nelle tasche del cappotto del morto un biglietto con degli strani caratteri che ad Holmes, alla prima occhiata, parvero sconosciuti:

Redra .rm ,emoc sah emit ruoy

All’angolo del biglietto c’era una firma di qualche club con le iniziali O.D.M. Holmes ricordava che aveva già fatto delle indagini su quell’organizzazione. Così se lo mise nella tasca del mantello e continuò a cercare degli indizi utili alla indagini. Con la sua lente di ingrandimento trovò sul pavimento delle impronte di scarponi molto robuste e grandi. L’investigatore ipotizzò subito che fossero dell’assassino. Dopo questo ultimo indizio si spalancò la porta ed entro Watson agitatissimo, con il fiatone. Appena vide il suo amico disse:
«Oh Holmes, meno male che ti ho trovato. Sono venuti due uomini a casa dicendomi che c’era stato un omicidio alle fumerie, io sapevo che eri qui, così mi sono preoccupato a morte.»
«Watson calmati, come vedi sono tutto intero. Mi hai spaventato anche tu entrando in quel modo. Come vedi la tua preoccupazione è stata inutile. Io ho già ispezionato il luogo del crimine, se vuoi possiamo tornare a casa. Che ne dici?» Disse Holmes quasi contento dello spavento che si era preso il suo amico.
«Certo, certo Holmes. Andiamo» Rispose Watson, spiando dietro la figura di Holmes il letto con il morto.
Insieme tornarono a casa. In carrozza Watson non disse mezza parola, invece Holmes gli raccontò per filo e per segno tutto quello che era accaduto. Quando entrarono in casa la signora Hudson, guardando Holmes, tirò un sospiro di sollievo. L’investigatore molto eccitato per le indagini prese il suo quaderno e iniziò a cercare il significato delle lettere che aveva trovato sul foglietto. Dopo un po’ la trovò e vide che la O.D.M. corrispondevano alla Organisation Dirty Money (Organizzazione Denaro Sporco), un’organizzazione che presta del denaro in nero alle persone, chiedendo entro due giorni dal prestito di ridargli tutti i soldi con degli interessi molto alti. A capo di questa organizzazione c’è il signor Marchantur. Se qualcuno vuole entrare nel gruppo deve mandare dei ragazzi a casa sua che si trova quasi in periferia. Holmes quando lesse il significato di questo club disse:
«Doveva essere disperato per chiedere dei soldi a questa banda, perché è ovvio, gli ha chiesto dei soldi. Adesso non mi rimane che scoprire il significato di questo biglietto. Watson secondo te quale combinazione può avere questo biglietto?»
Watson stava cenando, al contrario di Holmes che si era messo subito a lavoro, e disse:
«Ma non saprei. Potrebbero essere dei caratteri stranieri. Ma perché non mangi e domani continui l’indagine?»
«Sì, sì adesso mangio Watson. Grazie» Rispose Holmes. Immediatamente tolse tutti i fogli dal tavolo e cenò.
Il giorno dopo per riflettere sull’indagine si mise a suonare il violino. Poi dopo un po’ prese il foglietto e disse:
«Ma certo! È vero! Watson guarda» Disse urlando Holmes, e facendo spaventare Watson che nel frattempo si era addormentato. Subito si rizzò e disse:
«Sì si dimmi.»
«Allora guarda qui, ci sono delle lettere al contrario. Quindi qui c’è scritto: your time has come Mr. Arder (È giunta la tua ore signor Arder). Hai visto Watson ci sono riuscito!»
«Sì bravo Holmes.»
«Senta Watson le devo dire una cosa – disse Holmes tutto serio – Ho invitato qui a casa tutto il gruppo degli Irregolari di Baker Street.» Dopo quest’ultima frase fece un sorrisino al suo amico.
«Eh vabbé. Vediamo cosa combinano questa volta.» Disse Watson rassegnato ormai all’idea.
«Ma che cosa devono combinare sono una banda di 12 ragazzi. Educati al massimo dal sottoscritto. Non si preoccupi dottore.» Disse Holmes alzandosi dalla poltrona e avvicinandosi alla porta.
Appena arrivò alla porta la aprì ed entrarono in salotto tutti i ragazzi. Holmes aveva detto all’amico che gli aveva educati lui, ma erano una banda di ragazzi senza un minimo di regole, quando si giocava. Anche Holmes si era messo a giocare con loro, li faceva saltare sulle pile di giornali e poi li faceva saltare sui divani e sulle poltrona. Watson non aveva mai visto un confusione del genere e rimase sconvolto, anche perché aveva scoperto, da come si comportava con loro, che al suo amico investigatore gli piacevano i bambini. Dopo circa un’ora Holmes gli chiamò tutti riuniti e seduti, sui divani dove c’era anche Watson, e disse:
«Allora ragazzi, vi ho fatti venire qui perché dovete andare a casa del signor Marchantur. Si trova quasi in periferia. Voi andate lì per conto di un certo Blonde, che vuole entrare nel loro gruppo» Disse Holmes.
«Certo Holmes. Però noi dopo la conclusione dell’indagine vorremmo giocare ancora. Possiamo?» Gli chiese il più piccolo della compagnia di nome Stefan. A questa richiesta si intenerì anche Watson che immediatamente gli rispose:
«Ma certo bambini. Voi potete venire qui ogni volta che volete»
Dopo questa affermazione Holmes fece a Watson quel sorrisino di soddisfazione, perché finalmente anche al dottore piacevano gli Irregolari. Poi ci fu un urlo di entusiasmo da parte di tutto il gruppo. Erano le 4.15 del pomeriggio, e il gruppo uscì e andò a casa del signor Marchantur, cioè il capo dell’organizzazione che aveva ucciso il signor Arder. Alle 6.45 della sera tornarono, si sedettero e uno di loro disse:
«Allora Holmes noi siamo andati lì, abbiamo parlato con il signor Marchantur del signor Blonde, che vuole entrare nella sua organizzazione. Lui all’inizio era perplesso, poi però disse che lo vuole incontrare alle fumerie d’oppio domani alle 11 di notte, e poi ci ha dato questo biglietto.» Appena finì di dire queste ultime parole gli porse il biglietto.
Holmes aprì subito la busta e lesse a bassa voce il foglietto, che diceva:
«Caro signor Holmes noi non siamo degli sciocchi, ci siamo accorti del complotto. Non pensavo si abbassasse a questi livelli, cioè di far venire questi poveri bambini. Nonostante questo ci vediamo all’appuntamento stabilito.»
Holmes rimase molto turbato, perché non si immaginava di essere scoperto. Quella sera al ritorno del ragazzi Watson non c’era, così Holmes ebbe il tempo di riflettere su cosa fare. Appena il dottore tornò Holmes gli raccontò tutto. Watson rimase a pensare e dopo disse:
«Ma perché hai mandato i ragazzi? Non potevi trovare un altro modo per incastrarli?»
«No, Watson. Comunque ho deciso di andare all’appuntamento.»
«No, no Holmes. Tu non uscirai da questa porta per andare all’appuntamento. No, no mi dispiace, ma dopo quello che è successo io non la farò uscire.» Disse Watson preoccupatissimo per quello che aveva detto il suo amico.
«Ma su dottore, non si preoccupi. Comunque verrà da solo il capo, perché sono uomini d’onore, e quando devono chiudere dei conti in sospeso, nel migliore dei modi, vanno sempre da soli. Comunque non preoccupi.» Holmes anche se non sembrava affatto aveva una paura tremenda, perché lui sapeva come erano fatti.
Il giorno dopo Holmes, alle 5 del pomeriggio, riunì di nuovo tutti i ragazzi in salotto, e disse:
«Allora, per questa sera ho un piano. Voi tutti, anche lei dottore, dovrete posizionarvi dietro la porta della stanza dove starò io. Sarà la stanza al secondo piano, la numero 9. Quando sentirete un tiretto chiudersi voi dovrete entrare.»
«Ok. Va bene signor Holmes.» Disse un bambino.
Trascorsero tutti la serata a casa di Holmes. Poi arrivato l’orario se ne andarono, e come stabilito si posizionarono tutti ai loro posti, e si nascosero per non farsi vedere del signor Marchantur che era appena arrivato. Holmes si trovava dentro la stanza e appena si aprì la porta e vide il capo iniziò ad avere paura. Era un uomo molto alto e robusto, con un viso molto tondo e uno sguardo intenso e molto arrabbiato. Iniziarono a parlare. Poi Holmes gli offrì un sigaro che si trovava nel cassetto che non chiuse. In seguito iniziarono a parlare dell’accaduto, Holmes disse:
«Allora, cosa mi sa dire dell’omicidio del signor Arder?»
«Bhe, cosa le devo dire. Lei è un investigatore molto bravo, quindi penso che lei già sappia chi è stato. Comunque se non lo vuole dire lo dirò io. Sì sono stato io. Sono un uomo che non accetta compromessi e quell’uomo mi aveva chiesto più tempo per i soldi che mi doveva, e in cambio lui mi dava il doppio. A me, nessuno mi corrompere, - disse quell’uomo alzando il tono della voce-  così quella sera l’ho ucciso, con il Verde di Parigi, un veleno potentissimo che appena lo fumi muori. Contento?»
Dopo questa affermazione il capo si avvicinò ad Holmes e con uno spintone lo fece balzare sul letto. Appena cadde per sbaglio Holmes chiuse violentemente il cassetto, così entrarono tutti i ragazzi nella stanza e circondarono il capo, che cadde a terra. Poi entrò Watson che tirò un sospiro di sollievo. In seguito il capo fu arrestato e gli Irregolari, con Watson e l’investigatore, tornarono a casa, e come promesso si misero a giocare, si divertirono tutti, in particolare Holmes.
Chiara Dinunzio    

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